Il contesto attuale, caratterizzato da tassi di interesse in aumento, inflazione elevata e crescenti rischi geopolitici, rappresenta una sfida importante per la maggior parte degli investitori obbligazionari. In tale contesto, e per destreggiarsi in questo nuovo ordine geopolitico e monetario, è quindi fondamentale essere in grado di investire in tutti gli asset obbligazionari e valutari.
Riteniamo che Carmignac P. Global Bond disponga degli strumenti per affrontare queste sfide macroeconomiche e finanziarie, in particolare attraverso:
In sintesi, le nostre principali linee guida sono le seguenti:
Infine, il Gestore del Fondo si avvale dei contributi apportati dall’intero team di professionisti degli investimenti obbligazionari di Carmignac, costituito da circa 20 persone e che comprende analisti, economisti e gestori di portafoglio.
Man mano che i rischi geopolitici diventano sempre più localizzati, tornano a presentarsi le sfide che l’economia globale stava già affrontando prima dell’escalation della guerra tra Russia e Ucraina.
In sintesi, a fronte di un’inflazione maggiore, persistente e diffusa, di un atteggiamento restrittivo da parte dele Banche Centrali, dell’aumento dei rendimenti, del rallentamento della crescita globale e delle incertezze geopolitiche, il rischio di “slowflation” è più reale che mai. Considerate queste prospettive, abbiamo identificato tre preoccupazioni principali che affliggono e continueranno ad affliggere gli investitori nei prossimi mesi.
L’ultimo decennio è stato nettamente caratterizzato da un trend di bassa crescita globale e di pressioni deflazionistiche. Sono anche queste pressioni deflazionistiche che hanno guidato le politiche molto accomodanti della maggior parte delle Banche Centrali, a cui ci siamo comodamente abituati. Di conseguenza, nell’ultimo decennio (conclusosi nel 2020-2021), da un lato i mercati obbligazionari hanno proseguito il loro trend al rialzo, mentre dall’altro le materie prime e alcuni panieri valutari, ad esempio, hanno registrato performance poco brillanti (in termini relativi).
Questo scenario globale è cambiato radicalmente negli ultimi tempi. Ciò a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi è che l’inflazione nel suo complesso non solo è aumentata, ma si è anche diffusa (in termini di settori coinvolti). Non è più circoscritta ad alcuni settori esposti all’impatto della crisi sanitaria, ma ormai comprende aree e categorie in cui i tassi elevati di inflazione tendono a persistere più a lungo, diventando quindi più duraturi in prospettiva futura.
A ciò si aggiungono le pressioni sui costi, in particolare legate ai prezzi delle materie prime e alle interruzioni delle catene di approvvigionamento, a seguito della crisi tra Russia e Ucraina, o alle politiche “zero Covid” di lockdown della Cina. Questi fattori stanno indubbiamente esercitando ulteriori pressioni su questa tendenza alla volatilità già esistente.
Pertanto, in un contesto di aumento dei tassi di interesse, ma di inflazione che resta costantemente elevata, gli investitori obbligazionari hanno a loro disposizione poche alternative nel breve periodo che possano contribuire a superare la fase turbolenta. Certamente, le materie prime o gli asset indicizzati alle materie prime (come ad esempio panieri selezionati di valute) si sono finora dimostrati vincenti.
Ricadute sul mercato: riteniamo che nel contesto attuale l’aspetto saliente sia l’inevitabile atteggiamento restrittivo della Federal Reserve. Infatti, la Fed è intenzionata ad abbassare l’inflazione a tutti i costi, con ricadute dirette quali rallentamento della crescita, conseguente deprezzamento dei titoli azionari, e probabile ulteriore aumento degli spread del credito. In effetti, per il momento pare che le Banche Centrali abbiano effettuato la scelta tra inflazione e crescita.
Come accennato in precedenza, le materie prime seguono tendenze di “superciclo”, che tendono a essere “più lunghe di” e “meno correlate” ai cicli economici. L’ultimo superciclo delle materie prime (2002 – 2008), ad esempio, è stato prevalentemente guidato dalla domanda (quest’ultima si è autoalimentata attraverso la “super crescita” economica della Cina, e ovviamente quella dei paesi emergenti nel loro complesso).
Ci troviamo al momento nella fase iniziale di una nuova crescita delle materie prime, trainata dall’offerta, che a nostro avviso è iniziata nel 2020, e che molto probabilmente guiderà il nuovo contesto macroeconomico, caratterizzato in particolare da inflazione più alta e atteggiamento più restrittivo delle Banche Centrali (quanto meno nel breve termine), ecc.
E mentre i recenti eventi geopolitici hanno rafforzato “tatticamente” questo superciclo rialzista delle materie prime (un buon esempio sono i prezzi di gas e petrolio, ma anche delle materie prime agricole dato che cereali e fertilizzanti sono tra i più esposti al conflitto russo in Ucraina), sul lungo periodo le materie prime saranno sostenute anche dalla transizione ecologica. Detto questo, al momento manteniamo un atteggiamento prudente nei confronti della situazione in Cina, dato che la politica “zero Covid” del paese potrebbe penalizzare direttamente la domanda di materie prime e quindi i prezzi.
Infine, riteniamo che il super trend delle materie prime sia destinato a protrarsi, indipendentemente da qualsiasi fluttuazione a breve termine dei prezzi di gas e petrolio, dalla domanda della Cina su cui incide il rallentamento, o da eventi sorprendenti in ambito geopolitico.
Ricadute sul mercato: i paesi dell’America Latina, ad esempio, hanno beneficiato dell’aumento dei prezzi di petrolio e gas, ma anche di quelli delle materie prime agricole (ovvero mais, frumento, semi di soia, ecc.) a seguito delle interruzioni della produzione in Ucraina, che era uno dei principali paesi produttori di grano e mais a livello mondiale. Pertanto, paesi come Brasile, Cile, Colombia, Uruguay, Messico si sono posizionati tra i paesi favoriti.
I primi asset ad aver reagito sono infatti le valute strettamente correlate ai cicli delle materie prime e fortemente liquide. Le valute dell’America Latina, ad esempio, hanno infatti sovraperformato quelle degli altri paesi emergenti, soprattutto all’apice della crisi (ma non solo in questo periodo).
Questo apprezzamento ha favorito la performance del nostro Fondo Carmignac Global Bond e della sua strategia, grazie al posizionamento a lungo termine nelle strategie valutarie nel corso del primo trimestre del 2022 (sia ad esempio posizioni lunghe nelle valute dell’America Latina correlate alle materie prime, o posizioni lunghe nel dollaro canadese, o posizioni corte nello yuan e in altre valute asiatiche correlate). Facciamo presente che in un’ottica tattica abbiamo deciso di prendere profitti nelle nostre principali posizioni valutarie indicizzate alle materie prime.
L’orizzonte macroeconomico non appare esattamente lo stesso per ciascuno dei principali blocchi economici e aree geografiche, sia in termini di prospettive di crescita, aspettative di inflazione o politiche monetarie.
Inoltre, mentre da un lato il protagonista del primo trimestre del 2022 è il mercato obbligazionario, caratterizzato in particolare dall’apprezzamento trimestrale più significativo per i rendimenti dei Treasury statunitensi a 2 anni, dall’altro la maggior parte dei paesi appartenenti ai mercati emergenti sta lasciando intravedere la fine del ciclo di rialzi dei tassi.
A tale proposito, le Banche Centrali dell’America Latina, ad esempio, sono state le prime a porre fine all’allentamento monetario già nel primo trimestre del 2021.
Questa prospettiva, rispetto al livello attuale dei rendimenti e all’andamento dei tassi di interesse in prospettiva futura, è di ulteriore sostegno agli asset locali a medio e lungo termine (a nostro avviso in primis alle materie prime).
L’inflazione rappresenta un altro esempio del protrarsi della desincronizzazione (ma anche strettamente legata alla crescita globale e alle politiche delle Banche Centrali). Si osserva, ad esempio, che nei paesi asiatici (o anche in altre aree geografiche a livello mondiale, come Israele) l’inflazione resta piuttosto bassa; mentre continuiamo a ritenere che l’inflazione a livello globale intaccherà le prospettive di crescita globali, è anche vero che in qualche modo la situazione è diversa da paese a paese.
Infine, anche i dati sul PIL e gli indicatori prospettici appaiono contrastanti.
Quindi, a che punto siamo in termini di posizionamento? Il nostro posizionamento attuale è in linea con le tendenza identificate precedentemente.
I tassi reali evidenziano una marcata tendenza al rialzo sui mercati sviluppati (sebbene rimangano ancora piuttosto bassi). Per questo motivo abbiamo aumentato la duration modificata sui tassi di interesse nei paesi in cui il ciclo di rialzo dei tassi è nettamente scontato dal mercato, o dove i tassi reali sono già aumentati (ad esempio, Brasile, Messico o addirittura Stati Uniti). Ad oggi, la duration modificata complessiva del Fondo sui tassi di interesse è pari a circa 2.70.
Inoltre, si osserva che nell’attuale contesto di normalizzazione della politica monetaria e di aumento dei tassi di interesse sui mercati sviluppati, la curva statunitense ha continuato ad appiattirsi nel primo trimestre del 2022. Riteniamo che una buona parte della normalizzazione sia già stata scontata nel segmento breve della curva, e che quindi l’impennata della curva possa protrarsi in prospettiva futura.
A fronte del contesto di rallentamento della crescita globale e delle crescenti preoccupazioni per le valutazioni degli asset rischiosi, abbiamo quasi completamente coperto l’esposizione al credito corporate.
Riteniamo che gli spread del credito possano registrare un ulteriore aumento. Nel corso del primo trimestre del 2022, abbiamo quindi aumentato la copertura sull’indice Xover, poiché riteniamo che i livelli attuali potrebbero ancora scontare un ulteriore rallentamento della crescita. Restiamo comunque vigili per individuare il momento giusto e integrare l’esposizione al credito nel portafoglio.
Pur restando completamente coperti sul beta, facciamo ancora affidamento sul potenziale di alpha della nostra selezione del credito, che si tratti di obbligazioni CLO, titoli finanziari o società del settore energetico.
Deteniamo ancora posizioni lunghe nelle valute correlate alle materie prime, come il CAD (dollaro canadese) anche se in misura minore rispetto ai mesi precedenti, rispetto alle valute dei paesi asiatici, che sono importatori di materie prime (ovvero, Filippine, Cina, India).
In conclusione, in questo contesto le valute restano una delle principali fonti di alpha, in attesa del momento giusto per iniziare a introdurre in portafoglio altri asset ad alto beta (in particolare il credito corporate).
*Scala di Rischio del KID (documento contenente le informazioni chiave). Il rischio 1 non significa che l'investimento sia privo di rischio. Questo indicatore può evolvere nel tempo. **Il Regolamento SFDR (Regolamento sull’informativa di sostenibilità dei mercati finanziari) 2019/2088 è un regolamento europeo che impone agli asset manager di classificare i propri fondi in tre categorie: Articolo 8: fondi che promuovono le caratteristiche ambientali e sociali, Articolo 9 che perseguono l'investimento sostenibile con obiettivi misurabili o Articolo 6 che non hanno necessariamente un obiettivo di sostenibilità. Per ulteriori informazioni consultare: https://eur-lex.europa.eu/eli/reg/2019/2088/oj?locale=it. Per le informazioni relative alla sostenibilità ai sensi del Regolamento SFDR si prega di prendere visione del prospetto del oppure fondi delle pagine del sito web di Carmignac dedicate alla sostenibilità fondo https://www.carmignac.it/it_IT/i-nostri-fondi).
Carmignac Portfolio Global Bond | 9.5 | 0.1 | -3.7 | 8.4 | 4.7 | 0.1 | -5.6 | 3.0 | 1.8 | -0.3 |
Indice di riferimento | 4.6 | -6.2 | 4.3 | 8.0 | 0.6 | 0.6 | -11.8 | 0.5 | 2.8 | -5.8 |
Carmignac Portfolio Global Bond | + 0.3 % | + 0.1 % | + 1.7 % |
Indice di riferimento | - 3.3 % | - 2.9 % | - 0.1 % |
Fonte: Carmignac al 29 ago 2025.
Le performance passate non sono un'indicazione delle performance future. Le performance sono calcolate al netto delle spese (escluse eventuali commissioni di ingresso applicate dal distributore)
Indice di riferimento: JPM Global Government Bond index